Domos Domotica Sociale
associazione temporanea di scopo
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70014 Conversano (Bari) Puglia
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Rassegna Stampa
Intervista ad Alessandro De Robertis sul Magazine Superabile dell'Inail
Il magazine a tiratura nazionale dell'Inail, Superabile, dedica un'ampia intervista ad Alessandro De Robertis sul centro DOMOS di Convenversano.
Ecco il testo dell'intervista che si può consultare sul sito superabile cliccando qui
Una donna entra nel suo appartamento, ripone la borsa all’ingresso, batte le mani e scandisce: «Luce»; così, all’improvviso, la stanza si va illuminando al suo passaggio. Poi, dirigendosi in soggiorno, accende il televisore con un altro comando vocale e, mentre inizia a svestirsi, ordina «Cucina» e per magia i fornelli si accendono sotto uno scaldavivande. Eccetera, eccetera. Chi è cresciuto tra gli anni Ottanta e Novanta questa scena l’avrà vista almeno una decina di volte in altrettante pellicole di fantascienza: l’appartamento robotico era un feticcio di ciò che credevamo sarebbe stato il futuro. Facciamo un piccolo salto ai giorni nostri e scopriremo che quel futuro si va già concretizzando nelle nostre case: le abitazioni-robot sono una realtà in costante evoluzione e c’è una scienza che si occupa di progettarle e realizzarle. Si chiama domotica (dall’unione tra domos – casa, in latino – e robotica) ed è una disciplina che fonde ingegneria edile ed energetica, elettronica, telecomunicazioni, informatica e molto altro ancora.
E se è vero che questo genere di tecnologia è associata in prevalenza al consumo di lusso, c’è comunque tutta una branca della disciplina che cerca di «migliorare le condizioni di vita delle persone non autosufficienti o con disabilità. Si parla in questo caso di domotica sociale». Parola di Domos, associazione con sede a Conversano (Bari), unico vero centro per l’adattamento dell’ambiente domestico di tutto il Sud. A fondarlo, il 32enne Alessandro De Robertis, studi in Ingegneria gestionale e una vita spesa nel volontariato. «Abbiamo iniziato nel 2008 – spiega De Robertis, presidente della struttura – con la creazione di un centro di connettività sociale, dotato di tre postazioni informatiche per disabili motori, cognitivi e sensoriali. Negli anni, abbiamo alfabetizzato oltre cento utenti al linguaggio dell’informatica: siamo tuttora gli unici ad avere una stampante Braille in tutta la zona di Conversano».
In parallelo al centro di connettività, De Robertis e i suoi hanno da subito iniziato a concretizzare la loro vera aspirazione: creare case automatizzate a misura di disabile. Avvalendosi di uno sportello multidisciplinare – diretto da una psicologa e una sociologa specializzata nel disability management – il gruppo ha selezionato 20 utenti per una prima sperimentazione. «Con le nostre schede di valutazione abbiamo realizzato una sorta di censimento, una mappatura dei bisogni di quanti si presentavano da noi – spiega De Robertis –. Gli utenti sono stati scelti in base alla loro maggiore o minore autonomia: ci siamo fatti raccontare la loro giornata, quanto sforzo impiegassero per lavarsi e vestirsi e se riuscissero a farlo da soli. In seguito abbiamo installato nelle loro abitazioni una serie di kit domotici, personalizzati in base alle loro esigenze».
Ed è qui che quelli di Domos si sono davvero sbizzarriti, come racconta il presidente: «La maggioranza delle apparecchiature è elettronica e può essere comandata in remoto attraverso dispositivi informatici. La chiave di tutto è che oggi all’elettronica puoi far fare quello che vuoi; è solo questione di impostare un valore, che è “sì” o “no”: questo permette di creare servizi altamente personalizzati». Si va, infatti, dalla sveglia per sordi – «un semplice dischetto rotante inserito sotto il cuscino e collegato a una sveglia, che vibra a un orario prestabilito» – ai sensori anti-allagamento posizionati nel bagno, «collegati a un dispositivo di blocco della porta, in modo da evitare alle persone anziane di scivolare, rompendosi un femore».
Ci sono poi le luci di casa collegate a sensori di presenza, che si accendono e si spengono al passaggio «per permettere a chi usa le stampelle di alzarsi durante la notte senza accendere interruttori». Non è la Domos, comunque, che si occupa di produrre simili apparecchiature: il centro funge più che altro da punto d’incontro tra domanda di servizi e offerta tecnologica. «Domos – precisa de Robertis – è il nodo di una rete che in molti tendono a non vedere, che parte dai bisogni delle persone non autosufficienti e, passando attraverso le istituzioni, arriva fino ai produttori di tecnologie. Noi aiutiamo i nostri utenti a ottenere dei finanziamenti, per esempio tramite l’Asl o l’Inail; siamo inoltre in una relazione continua con il Cnr e con le altre realtà della ricerca internazionale, oltre che con le aziende produttrici».
Parallelamente alla sperimentazione, l’associazione ha realizzato un’esposizione dimostrativa, il cosiddetto “appartamento domotico”: uno spazio di 60 metri quadrati diviso tra bagno, camera da letto e cucina, pensato per agevolare la vita di persone colpite dalle più varie forme di disabilità.
«Abbiamo installato piani di lavaggio e cottura vuoti nella parte inferiore – esplicita il presidente – per permettere ai disabili motori di infilarvi le gambe. Ci sono poi i fornelli a induzione, consigliati per quei disabili cognitivi che non hanno il senso del pericolo pienamente sviluppato. Inoltre abbiamo una serie di ausili per sordi, come citofono e sveglia, collegati a un braccialetto elettronico che vibra e segnala quale sia il dispositivo in funzione». Naturalmente tutte le apparecchiature sono gestibili in remoto, tramite computer o smart media: «In questo modo – conclude De Robertis – possiamo perfino programmare degli scenari, decidendo per esempio di far partire le luci o i fornelli alla tal ora».
Il futuro è già qui, dunque. E non è soltanto roba da ricchi.
allegato : "Scarica l'intervista in formato pdf - prima pagina"
allegato : "Scarica l'intervista in formato pdf - seconda pagina"